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Salgari, Emìlio.

Scrittore italiano. Studiò nella sua città natale fino all'età di 15 anni, trasferendosi quindi a Venezia per frequentarvi il Regio istituto tecnico e navale; tuttavia, per motivi familiari dovette troncare gli studi nel 1881 senza ottenere l'agognato diploma di capitano di lungo corso. Rientrato a Verona, intraprese vari mestieri, finché fu assunto come cronista dal giornale “L'Arena”; nel tempo libero, si dedicava intanto a scrivere poesie e racconti d'avventura, ispiratigli dalla sua passione per la lettura delle opere di J. Verne, R.L. Stevenson, A. Dumas padre e dei periodici illustrati di viaggi allora in voga. Nel 1883 riuscì a pubblicare il racconto I selvaggi della Papuasia sulla rivista milanese di avventure e di viaggi “La Valigia”. L'anno dopo anche il giornale “L'Arena” pubblicò a puntate il suo romanzo Tay-See (nuovamente edito anni dopo con il titolo La Rosa del Dong-Giang). L'opera piacque molto e, di conseguenza, si accrebbe il numero delle riviste che desideravano la sua collaborazione. S. ebbe così agio di dedicarsi esclusivamente alla letteratura d'avventura, incontrando sempre il pieno favore del pubblico. Da allora, in circa 30 anni, scrisse e diede alle stampe 85 romanzi e più di 100 racconti; altri ne lasciò incompiuti, alcuni dei quali furono portati a termine da L. Motta e pubblicati postumi (I cacciatori del Far West, 1925; Lo scettro di Sandokan, 1928). I suoi libri più fortunati raggiunsero in breve tempo tirature impensabili per l'epoca: i romanzi della serie malesiana (fra cui I misteri della giungla nera, 1895; I pirati della Malesia, 1896; Le tigri di Mompracem, 1899; Sandokan alla riscossa, 1907) e quelli del ciclo dei corsari (fra i quali il celeberrimo Il corsaro nero, 1899, e La regina dei Caraibi, 1901) superarono le 85.000 copie. Nel 1892 S. si trasferì a Cuorgné, perché suo editore era divenuto il torinese Speirani, specializzato nella letteratura per ragazzi. Fra il 1896 e il 1900 S. fu invece a Genova, dove l'editore tedesco Donath gli aveva offerto un contratto vantaggioso. Nel frattempo, intorno alla sua figura di scrittore si era formata una certa fama; tuttavia, quando egli, nel 1900, decise di stabilirsi a Torino, l'ambiente intellettuale e letterario lo accolse con indifferenza e ostilità. Oltre a ciò, iniziò a essere vessato da difficoltà economiche e da problemi di salute; disperato, nel 1911 si tolse la vita. Intorno a questo sfortunato e fecondo scrittore sorse la leggenda, alimentata da lui stesso e dalla propaganda editoriale, che egli avesse percorso tutti i mari del mondo vivendo gran parte delle avventure narrate nei suoi romanzi. In realtà, la scrittura (era spinto da una ardente e straripante fantasia) fu per lui il solo modo di evadere dalle ristrettezze di un'esistenza provinciale. I suoi romanzi, pur non privi di difetti sul piano formale e strutturale, continuano a essere fra i più letti della letteratura per ragazzi e si segnalano per la rapidità dell'azione, l'evocazione di atmosfere e di ambienti esotici, i ritratti di personaggi eroici le cui gesta, non di rado feroci, muovono però sempre da valori eterni come l'amicizia, il coraggio, il senso dell'onore e della giustizia. Fin dalla loro prima pubblicazione, i libri di S. ispirarono illustratori e fumettisti; in tempi più recenti, hanno fornito copioso materiale a registi cinematografici e televisivi: basti ricordare lo strepitoso successo incontrato dalla serie televisiva diretta da S. Sollima nel 1976 (Sandokan), in seguito alla quale fu elaborata una nuova sistemazione critica dell'opera salgariana. Fra gli altri suoi romanzi si ricordano ancora La scimitarra di Buddha, I pescatori di balene, Il leone di Damasco, Le pantere d'Algeri (Verona 1862 - Val San Martino, Torino 1911).